giovedì 21 ottobre 2010

MTT – Q8s in pot control

Oggi vorrei soffermarmi per un istante su una mano giocata ieri in un MTT microlimiti su PartyPoker. Ne parlo perché nella stessa mano sono riuscito ad applicare due fondamentali risorse che sul lungo periodo fanno la differenza tra un giocatore vincente ed uno perdente. Il contesto è precario, i tornei multitavolo microlimiti sono una continua sperimentazione ove i concetti più arditi riescono alla perfezione o falliscono totalmente, raramente rimangono un ibrido. La risorsa principale a cui mi riferisco è il Pot Control, l’altra è una buona lettura degli avversari coinvolti nella mano.

I componenti del tavolo sono giocatori che durante il torneo non hanno dimostrato troppa capacità nel gioco aggressivo e le 3bet sono cosa sconosciuta. Il tavolo è piuttosto tight, siamo in una fase intermedia e il mio stack è in average. La mia immagine è solida.

Da CO spillo . Decido di giocare questa mano, debole ma speculativa, pot controllando lo spot. Il buio è al livello 50/100 e faccio una puntata di poco inferiore al 2,5x mettendone nel piatto 225. I giocatori dopo di me limpano semplicemente e non incontro resistenza del BB, l’unico giocatore dal quale mi sarei aspettato un po’ di action preflop.

Scende il flop. Non ricordo le carte, tutte di valore basse e con un draw di colore. Non è importante conoscere il valore del board ma capire la mia azione. Sono il penultimo giocatore nell’azione, dopo di me ho solo il Bottone. I bui bussano, mi prendo una piccola manciata di secondi e punto ancora in pot control poco meno di metà piatto. Non ho nulla in mano ma per vincere il piatto devo necessariamente rischiare qualche cosa e non ho certo intenzione di mettere a repentaglio il mio stack facendo una puntata piuttosto alta per portarmi via il piatto all’istante. Mi assumo un rischio calcolato, ovvero che una mano che abbia floppato qualcosa mi possa costringere a dover mettere troppe chips nel piatto o prendere la decisione di abbandonarlo senza aver visto almeno il turn. E siccome ho deciso di vedere carte al prezzo più basso possibile continuo a mantenere basso il piatto.

Questa puntata manda via 2 giocatori mentre il BB flatta. A questo punto mi si aprono due porte: o il giocatore è sensato, si pone su un livello di pensiero strategico avanzato e quindi il suo call può tramutarsi in un floating che svilupperà al turn, oppure il suo è un call di paura e di speranza che il draw di colore si materializzi. Al turn esce una carta apparentemente neutra che non aiuta alcun progetto e il nostro oppo bussa. Ora ho abbastanza informazioni per sapere che il mio avversario è in bianco totale, magari in draw, o nasconde un mostro.

Scende il river, carta ininfluente per il draw di colore, è un K che probabilmente non aiuta nessuno e il nostro oppo bussa ancora. A questo punto ho investito poche chips, ho rischiato pochissimo ed ora cosa fare? Voglio estrarre valore dalla mano? No, perché da come ha giocato non posso non fargli in mano un Ax, Kx, coppietta bassa. Avendo solo una Q carta alta sono sicuro che se andassimo allo showdown verrei battuto. Decido dunque di puntare. Ma quanto?

Se punto poco rischio che l’avversario con un A possa pensare di vincere il piatto, se punto troppo potrei trovarmi invischiato in un contro rilancio pesante in bluff o con un punto mostruoso fin qui nascosto. Decido che la puntata migliore, quella che possa spaventare una piccola coppietta e non indurre a investire ulteriormente chips da parte dell’avversario sia metterne una quantità pari a metà del piatto.

Oppo folda, ho pot controllato e rischiato poco e soprattutto, non checkando al river ho evitato di finire allo showdown e di mostrare le carte al resto del tavolo.


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