domenica 20 giugno 2010

Il Personaggio - VITO PLANETA



Il suo nickname deriva da un romanzo degli anni ottanta ” Invernomuto”, il palermitano Vito Planeta conosciuto nel mondo per gli omonimi vini che la sua azienda produce, vince trionfa nel Campionato Nazionale Poker Club, (la seconda tappa dopo la prima di febbraio) e prosegue il suo periodo pazzesco dopo aver vinto un Grt Eldorado sulla room di Lottomatica e altri grandi tornei online arrivando a toccare cifre a doppi zeri. A Campione d’Italia nel Main Event Italian Rounders da 1,100 euro, vince 57,603 franchi svizzeri e si conferma anche nel poker live dopo due anni di vincite su internet.
“Ho iniziato due anni fa a giocare a poker e ora gioco prevalentemente su Poker Club di Lottomatica – spiega il vincitore della tappa – è stato un heads up molto lungo e difficile con il mio avversario che ha giocato molto bene (Fausto Cheli, il runner up, ndr). Ho scelto una tecnica tight, attendista, e le mie buone mani in all in hanno sempre retto contro il call dell’avversario”.
Un testa a testa infinito durato circa 2 ore e mezza con Planeta che aspetta il momento giusto per colpire.
L’ultima mano vede ormai Cheli cortissimo andare in all in con A8 di picche. Planeta chiama con coppia di 3 e al flop fa subito tris. Si apre una possibilità di colore con un K e Q di picche ma turn e river non cambiano la situazione così Planeta vince la tappa di Campione d’Italia.
Terzo Guglielmo Sarno, quarto Renato Paolini che continua nel suo ottimo periodo a premio mentre quinto e sesto Luca Franchi (ancora a premi dopo il final table della Notte del Poker Club) e Stefano ‘Bubi’ Facciolungo, noto pr delle notti Milanesi.
Nono Spider Festa, 13esima Misha, pro del team Poker Club Lottomatica e 14 esimo Christian Viali.
Un evento di successo con una serie di side event che hanno visto affluire centinaia di player nella splendida sala eventi del casinò di Campione d’Italia.
Da segnalare la vittoria di Marco Pistilli al torneo da 550 euro e il terzo piazzamento a premi della bellissima showgirl Pamela Camassa.
Al Mixed Event Pot Limit Hold’em e Omaha un tavolo finale di stelle con 4 players di Poker Club, Braccini, Bacci, Misha e Nguyen e Riccardo Lacchinelli.

di Vito Planeta

Ma ecco uno spettacolo che rompe come una magia il corso dei pensieri malinconici. Lontano, nel cielo sereno, un'enorme piramide azzurra s'innalza, solitaria, stendendo così largamente i suoi fianchi da parere che ricopra una provincia intera; una montagna che dà l'immagine d'un mondo; un prodigio di bellezza e di maestà, che vi fa aprire la bocca come per lanciare un grido d'ammirazione. Una nuvola bianca la corona; un manto candido veste la sua sommità e si rompe più sotto in una quantità di striscie simmetriche scintillanti che somigliano alle frangie di un immenso velo di trina ingemmato; in giro alle sue falde si stendono vaste macchie bianche, che paiono strati di neve, e grandi macchie scure, che sembrano ombre dense proiettate da nuvole invisibili.
E via via che il treno le si avvicina, la Montagna par che si dilati e imbellisca: le macchie bianche sono città e villaggi, le macchie oscure sono boschi, aranceti e vigneti; da ogni parte sorgono ville, fioriscono giardini, s'aprono strade, corrono acque, sorride la fecondità, splende la vita. Che meravigliosa sorpresa e che gioia dopo un lungo viaggio a traverso ai latifondi disabitati e alla triste regione zolfifera! - Ecco l'Etna! - mi dice un catanese, mio compagno di viaggio - ecco la nostra grande madre benefica e sovrana tremenda!

Edmondo De Amicis, Ricordi di un viaggio in Sicilia

Sono fermamente convinto che, se i siciliani - quanti, fra loro, ne hanno la possibilità - viaggiassero in Sicilia, la Sicilia sarebbe diversa. Probabilmente migliore. E credo che tra i pensieri di chi la ama si annidi un'aspirazione, forse soltanto un sogno: che tutti quelli che non la conoscono vengano ad ammirarla, che il resto del mondo sia percorso da un fremito d'invidia davanti all'Etna fiammeggiante, o alla vista delle Eolie, annegate nell'azzurro, dai Monti Nebrodi. Nella mia personalissima interpretazione, questa è una delle ragioni che hanno spinto la mia famiglia a intraprendere l'avventura del “Viaggio in Sicilia”: condividere - prima con gli artisti, poi con gli spettatori; con i “forestieri” come con i nostri conterranei - il Bello e il Bene che albergano nell'isola. Approfondirne insieme la conoscenza. Gridarli ai quattro venti. Nulla di più e nulla di meno che una dichiarazione d'amore incondizionato.

L'amore per le cose, per i luoghi - come quello per le persone -, passa attraverso la conoscenza. Quando l'uno e l'altra vengono a mancare, quando prevale l'indifferenza, si crea un vuoto che il Male non tarda a riempire. E in Sicilia è accaduto più di una volta, come hanno potuto testimoniare alcuni dei protagonisti del Viaggio. Facile quanto inutile piangere su ciò che è stato; nostro dovere è invece ripartire dal punto in cui siamo e cercare di progredire, di ricacciare il Male nelle profondità dalle quali proviene. Io non ho amato la Sicilia come avrei dovuto, per oltre un decennio ho preferito lasciarmela alle spalle e vivere altrove. Attribuisco in buona parte questa scelta alla mia incapacità di osservare, e conoscere, e dunque amare, ciò che mi circondava. Ma intanto ammiravo i miei cugini e i miei fratelli mentre prendevano in consegna dai loro genitori l'amore e la conoscenza, per dar vita a un sogno che oggi è vino, è olio, è milioni di persone - dei cinque continenti - che compiono, dentro un calice di vino, un Viaggio in Sicilia. Questo sogno, e l'attrazione irresistibile che ha esercitato su di me, mi hanno incoraggiato nella decisione di tornare.

Nessuno di noi può seriamente pensare che il Cerasuolo di Vittoria o il Moscato di Noto siano in grado di mutare il destino degli uomini o dei luoghi. Ma, personalmente, condivido in pieno il pensiero di Charles Baudelaire quando scrive: “D'altronde, ho un'idea. Se il vino scomparisse dai prodotti umani, credo che nella salute, e nell'intelletto del pianeta si aprirebbe un vuoto, un'assenza, una difettosità [...]. Il vino, infatti, rappresenta una parte intima nella vita dell'umanità, tanto intima che non sarei meravigliato se alcuni spiriti ragionevoli, sedotti da un'idea panteistica, gli attribuissero una specie di personalità. Il vino e l'uomo mi appaiono come lottatori amici che senza tregua si combattono e si riconciliano. Il vinto bacia sempre il vincitore”.

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