martedì 10 aprile 2012

Il poker sportivo non è un gioco d'azzardo

A dirlo non è Andrea Sterpa, ma addirittura il risultato di una ricerca universitaria avviato dal Dipartimento di Stato americano che altro non fa che confermare quello che noi addetti ai lavori, forumisti, giocatori, professionisti o semplici appassionati, sapevamo ormai da tempo.
Che poi anche un gioco sportivo possa tramutarsi in un gioco d'azzardo è altra cosa, ma così ragionando posso azzardare, ovvero scommetere su un evento sportivo o non sportivo avendo il 50%, o meno, delle possibilità di vincere, su praticamente qualsiasi episodio della vita.
Quello che occorre focalizzare per capire la differenza tra un gioco d'azzardo e un gioco non d'azzardo, sta nel fatto che in un gioco d'azzardo noi pensiamo di vincere nonostante non abbiamo almeno il 51% di possibilità di vincere. In ogni gioco in cui sappiamo di avere almeno il 51% di possibilità di vincere stiamo giocando NON d'azzardo. Ecco perché un torneo di poker o di bridge, una partita a scacchi non sono giochi d'azzardo. Ci confrontiamo contro altri giocatori e alla lunga il più forte vince, come in una partita a tennis, a calcio, nell'atletica. 
Giocare sotto il 51% di possibilità di vincere significa invece giocare d'azzardo, come nei giochi contro il banco, organizzati dallo Stato attraverso le varie lotterie o dai casinò. 
Si è parlato ovunque di questi concetti ma, ahimé, sembrano talmente complicati da non venir recepiti nel modo giusto dall'uomo medio, dal padre di famiglia. Il legislatore l'ho escluso perché tende a regolamentare una materia delicata che muove milioni di euro di introiti e che per forza di cose, attraverso tassazione diretta ed indiretta fa gola alle casse al verde dello Stato. 

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